Associazione culturale – APS

18 Gennaio 1268, Corradino di Svevia

Il 18 gennaio del 1268 Lodi Vecchio bruciava.

A soli cento anni dalle due precedenti distruzioni, una del 1111 e una del 1158, Laus fu devastata da un incendio fatto appiccare da Corradino di Svevia.

Corradino di Svevia

Corrado di Svevia o Hofenstaufen, detto Corradino nacque a Landshut il 25 marzo 1252 e morì a Napoli il 29 ottobre 1268 (si le date di nascita e morte sono vere, Corradino visse solo sedici anni ).

Miniatura del Codex Manesse che illustra il quattordicenne Corradino di Svevia durante una battuta di falconeria

L’incendio di Laus non gli portò fortuna…

Corradino era figlio dell’imperatore Corrado IV ma il padre morì quando lui aveva solo due anni. Gli succedette alla corona. Corrado IV, pur essendo stato scomunicato da Papa Innocenzo IV, aveva affidato al figlio il proprio potere.

Innocenzo era intenzionato ad offrire la corona di Sicilia ad Edmondo il Gobbo di soli nove anni (figlio di Enrico III d’Inghilterra), ma vedendosi data la reggenza del regno sospese l’accordo. Il fratellastro di Corrado IV, Manfredi, si recò dal Papa per far valere i propri diritti e la sovranità del nipote, ma il Papa obiettò che era troppo piccolo e fino all’età adulta la reggenza sarebbe spettata al Papato.

Manfredì apparentemente accettò: preparò però un attacco militare per riprendere il controllo del regno, facendo spargere la voce che Corradino nel frattempo fosse morto.
Corradino rimase re di Sicilia per soli quattro anni (dai due ai sei anni di età!!!!!) crebbe in disparte in Baviera sotto l’ala protettrice di sua madre Elisabetta di Wittelsbach, però alla morte di Manfredì (ucciso nella battaglia di Benevento il 26 febbraio 1266), i ghibellini italiani ne implorarono la venuta nella penisola e Corradino nel settembre del 1267 si mosse alla riconquista del suo regno che nel frattempo era passato sotto la corona di Carlo I d’Angiò vincitore di Benevento.

Arrivato in Italia Corradino venne accolto a Verona. Fece bruciare Laus Pompeia (quello che restava) proseguì per Pavia ed arrivò trionfante a Pisa. Proseguì e prese l’Urbe e si diresse verso il sud per riprendere ciò che era suo.

Nella tragica Battaglia di Tagliacozzo (citata anche da Dante Alighieri) del 23 agosto 1268 Corradino venne sconfitto dopo un apparente vittoria.

Un nobile di parte angioina indossò in battaglia le vesti di Carlo d’ Angiò, caduto questo combattente i ghibellini ebbero l’illusione di aver ucciso l’odiato francese e di aver in pugno la vittoria. I ghibellini si lanciarono all’inseguimento dei guelfi e vennero travolti da 800 cavalieri angioini che li stavano aspettando. L’esercito si disperse subendo una strage. Corradino si diede alla fuga cercando riparo verso Roma che l’aveva accolto trionfante, ma si sa i romani SO’ VOLUBILI. D’altra parte Carlo d Angiò si era già pesantemente vendicato su quei romani che avevano appoggiato Corradino. Costui cercò di imbarcarsi e andare a Pisa via mare ma venne tradito nei pressi di Nettuno da Giovanni Frangipane e venne consegnato a Carlo d’Angiò. Corradino venne processato e condannato a morte, fu decapitato a Campo Moricino (l’attuale Piazza del Mercato di Napoli), il 29 ottobre 1268, ed egli non ebbe nemmeno immediata sepoltura. Solo le preghiere della madre gli fecero ottenere la tumulazione.

Le spoglie sono conservate nella chiesa di Santa Maria del Carmine e con lui finì la stirpe del Barbarossa.

Due aneddoti: l’8 settembre 1943 i monaci del Carmine dovettero occultare le spoglie per evitare che Hitler le riportasse in Germania. Il secondo ogni anno, in virtù del lascito della madre che era venuta in Italia a riscattarlo, viene recitata ancora una Santa Messa in sua memoria.
Per Corradino di Svevia la frase VEDI NAPOLI E POI MUORI divenne realtà!!!!!