Associazione culturale – APS

Il colera del 1836

Il 24 luglio del 1836 il nostro territorio è stato colpito dal morbo del Colera Asiatico.

La sua comparsa avvenne nell’estate alle Sacchelle di Cazzimani, che allora faceva parte della parrocchia di Lodi Vecchio. La prima vittima fu una giovane di 20 anni, Maria Francesca Livraghi, che morì il 24 luglio di quell’anno. 

Anno del Signore milleottocento trenta sei giorno ventiquattro del mese di luglio, Maria Francesca Livraghi nubile, figlia di Antonio Maria e Maria Teresa Gandini nel suo ventesimo anno, ieri mattina alle ore due in comunione con la Santa Madre Chiesa, l’anima a Dio restituì, coi sacramenti di assoluzione donati e con oli santi munita, il suo corpo senza le prescritte esequie a causa del Colerico Morbo, in questo cimitero inumato fu.

Pag. 118 n°75 Mà Francisca Livraghi Sacchella.

Il primo decesso a Lodi Vecchio è registrato il 1 agosto (certo Francesco Bussola), di 30 anni. 

Anno del Signore milleottocento trenta sei giorno primo agosto, Francesco Antonio Bussola di Gioacchino, nubile, nel suo trentesimo anno, ieri all’una del pomeriggio in comunione con la Santa Madre Chiesa, l’anima a Dio restituì, Colerico Morbo senza appello lo rapì. Coi sacramenti di vera penitenza, Eucarestia ricevuta e con oli santi munita, il suo corpo senza le prescritte esequie a causa del, in questo parrocchiale cimitero inumato fu.

Pag. 119 n°88 Franciscus Ant.us Bussola L.V. 

In totale, i morti a causa del “Colerico Morbo”, dal 24 luglio al 22 settembre furono 69, cosi suddivisi. 35 a Lodi Vecchio, 10 a Santa Maria di Lodi Vecchio, 9 a Cazzimani, 4 alle Sacchelle di Cazzimani, frazione dove si è sviluppato il morbo, 3 alla cascina Malgarotta, 2 a Cà de Racchi e alla cascina Canturini e 1 rispettivamente nelle cascine Lavagna, Mascarina, San Lorenzo e Vignazza. Ultima vittima del colera asiatico è la quarantaseienne Maria Antonia Gandini di Lodi Vecchio, deceduta il 22 settembre. 

Anno del Signore milleottocento trenta sei giorno ventidue settembre = Maria Antonia Gandini di Francesco, vedova di Gioacchino Bussola, nel suo quarantaseiesimo anno, ieri mattina alle ore sei in comunione con la Santa Madre Chiesa, l’anima a Dio restituì, a causa del Colerico Morbo. E lei corredata coi sacramenti di penitenza ed Eucarestia per alleviare il trapasso, con oli santi munita, il suo corpo in questo parrocchiale cimitero inumato fu. = Annotazione di fine Colera Morbo.

Pag. 130 n°191 Mà Antonia Gandini vidua Bussola L.V. 

Il morbo del Colera Asiatico, colpi circa il 15% della popolazione. Per disposizione dell’autorità, i morti di colera dovevano essere sepolti di notte senza accompagnamento e senza funzioni in chiesa. Il Prevosto don Giuseppe Rossi attribuì la liberazione dal morbo all’intercessione della Madonna della Valletta e dei Santi Nabore e Felice. 

Località colpite dal morbo del Colera Asiatico e numero dei decessi 
LocalitàNumeroUominiDonneBambini
Lodi Vecchio35 deceduti 14174
Santa Maria10 deceduti631
Cazzimani  9 deceduti342
Sacchella  4 deceduto040
Malgarotta   3 deceduti120
Cà de Racchi  2 deceduti110
Canturini  2 deceduti101
Lavagna  1 deceduto100
Mascarina  1 deceduto100
S. Lorenzo  1 deceduto010
Vignazza  1 deceduto010
TOTALE6928338

1836

Il Parroco Don Giuseppe Rossi, a spese della comunità di Lodi Vecchio a compimento di un voto per la fine della terribile pestilenza di colera che aveva imperversato dal 24 luglio al 22 settembre mietendo in Lodi Vecchio 69 vittime, procede ad un restauro della Madonna della Valletta. Terminati i lavori, a ricordo dell’evento viene posta una lapide:

A MARIA VERGINE MADRE DI DIO CONSOLATRICE DEGLI AFFLITTI IL CUI PATROCINIO DEVOTAMENTE INVOCATO PRESTO ALLEGGERITO CESSO’ NELL’ANNO 1836 IL MICIDIALE COLERA ASIATICO MONUMENTO DEL BENEFICIO E GRATITUDINE IL PARROCO E PARROCCHIANI DI LODI VECCHIO QUESTA LAPIDE POSERO.

Don Giuseppe Rossi, in ringraziamento anche ai Santi martiri Nabore e Felice per la cessazione del colera che aveva colpito il paese, fece restaurare la Cappella. Terminati i lavori, venne incaricato il pittore lodigiano Pietro Ferrabini di dipingere l’interno e sistemare il dipinto (l’originario è assai vecchio 1602). Il restauro dell’affresco rappresenta l’atto del boia, mascherato, mentre si appresta a decapitare uno dei due santi mentre l’altro giace già decollato a terra, ai lati, il ritrovamento dei loro corpi fatto da Santa Savina ed il loro trasporto a Milano. In quell’occasione venne posta una lapide a ricordo dell’evento: 

SACELLVM HOC VETVSTVM SS. NABORI ET FELICI MM DICATVM QVEIS ORANTIBVS CHOLERA MORBVS DVM VINDIQVE SAVIEBAT HVC CITO LENITVS DESIVIT   KLERVS POPOLVSQVE LAVDAE DESEVIT NOVO CVLTO EX VOTO REFECERVNT ANNO SALVTIS MDCCCXXXVI.

Ringraziamo il Signor Taglietti per la preziosissima ricerca storica!